SOLIDALI E COMPLICI CON I POPOLI IN LOTTA@RSM CONTRO IL MASSACRO IN LIBIA!

La Libia brucia, ed il paese crolla nel caos: tra morte e torture, gran parte del popolo libico, sull’onda dell’attuale protesta che ha colpito i paesi del Nord Africa e non solo, ha finalmente deciso di opporsi alla politica autoritaria e violenta del tiranno Gheddafi, che dopo la gloria e l’approvazione ottenute dopo il colpo di stato del ’69, che portò alla fine della monarchia in Libia, oggi in preda alla sete di potere si mostra disposto a combattere una guerra con il suo stesso paese pur di conservare la massima carica nella dittatura da lui costruita.
Dittatura, questa, che giovava a non pochi: dalle imprese straniere che subito, sfruttando la delocalizzazione ed i bassi salari, hanno trasferito i propri investimenti in Libia, al governo reazionario italiano che, contando tanto sulle note violazioni dei diritti umani nel paese del colonnello quanto nella sua stretta amicizia con il premier Silvio Berlusconi, ha costruito un ‘‘trattato di amicizia’’ che si reggeva, tra gli altri, su due punti fondamentali: la consegna di armi dall’Italia, ed il trattenimento (con mezzi più o meno convenzionali) di emigranti disperati e rifugiati politici nel continente africano.


Scoppiata la crisi, la loro risposta, pur non stando al passo dei tempi, è arrivata: dopo la denuncia quasi forzata di Berlusconi al suo già stretto amico con cui stringeva patti e passeggiava per Roma, senza evitare comunque imbarazzanti incidenti diplomatici (come l’invito di convertirsi all’islam rivolto dal tiranno a tutta l’Europa), anche le imprese si sono mosse, ritirando i propri dipendenti dallo stato dittatoriale che sfruttavano per fare affari. Oltre che con la tirannia, infatti, Gheddafi ha costruito il suo impero finanziario grazie anche allo stretto rapporto con imprese straniere ed italiane: da Finmeccanica a Tamoil, da Unicredit a ENI, che sono state dirette collaboratrici nella costruzione della macchina da guerra del tiranno che oggi sta mietendo centinaia, forse migliaia di vite.
Come studenti milanesi abbiamo deciso di colpire al cuore di una di queste imprese, che oggi si lavano la coscienza con l’auto-discolpa, nascoste nell’ombra dalla gravità degli eventi che hanno contribuito a creare: abbiamo scelto come obiettivo la sede dell’ENI, Ente Nazionale Idrocarburi, a San Donato, in parte posseduta da Gheddafi e responsabile della produzione e della distribuzione dell’energia elettrica a livello nazionale e non.

Arrivati alla sede, abbiamo appeso uno striscione che ricordava la vergogna del coinvolgimento italiano nella carneficina libica (‘‘L’Italia fuori dalla Libia. Le morti innocenti non sono un contratto: stato complice) ed eseguito delle scritte di denuncia contro una delle finanziatrici del dittatore (‘‘RSM contro il massacro libico’’ e ‘‘Gheddafi assassino, ENI complice’’). Durante l’azione una compagna è stata fermata dai servi in divisa che difendevano il palazzo e portata alla caserma di San Donato, dov è stata trattenuta per circa 4 ore e poi rilasciata.
Con quest’azione si è voluto dare un messaggio chiaro: il sangue delle vittime che queste aziende, come anche questi governanti, hanno contribuito a far scorrere non si cancella con semplici scuse tardive o, peggio ancora, con il nascondimento del loro rapporto con gli artefici di questo massacro. Con quest’azione abbiamo ribadito che, per quanto cerchino di tenere l’opinione pubblica all’oscuro della loro colpevolezza noi, studenti, ci porteremo sempre in prima linea per rivelarla e portare una reale opposizione tanto agli assassini quanto ai loro complici. Con quest’azione abbiamo voluto rendere un briciolo di giustizia al popolo libico, egiziani, tunisino, e a tutti i popoli per il mondo che, dopo anni di repressione, stanno lottando per far soffiare il nuovo vento della rivoluzione e della libertà, in cui poniamo tutte le nostre speranze e aspettative di un futuro migliore per loro e per tutti. 

Rete Studenti Milano

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Una risposta a SOLIDALI E COMPLICI CON I POPOLI IN LOTTA@RSM CONTRO IL MASSACRO IN LIBIA!

  1. john scrive:

    grandi ragazzi
    ma avete solo attaccato un simbolo …
    a quando una struttura???

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