Martedì 14 dicembre 2010: è questo il giorno della nostra vera vittoria in piazza. E’ vero: la compravendita di Silvio Berlusconi è finita bene, e tre deputati venduti gli hanno assicurato la ‘‘grandissima’’ maggioranza che sicuramente gli permetterà di proseguire per il prossimo mese, esclusi i festivi. Tuttavia, quel giorno qualcosa di nuovo è successo, qualcosa che in Italia si era visto poche volte, se non mai, qualcosa che sembra destinato a dare un’enorme svolta alla lungimiranza della nostra protesta. A Roma, un immenso corteo con più di 50 mila manifestanti (composto da studenti medi, universitari, ricercatori, precari, terremotati, sindacati, partiti ed altri settori) alla notizia della fiducia interrompono il corteo pacifico portato avanti fino a quel momento e decidono di farsi sentire una volta per tutte e di riprendersi in mano la democrazia. Dopo che una parte del corteo (composta dall’area autonoma lì presente) ha assaltato vari sportelli delle banche (simbolo del potere economico capitalista), in Piazza Del Popolo un’altra parte, molto più ampia e varia, imboccale strette vie del centro con l’intenzione di raggiungere il parlamento. Arrivata all’impatto con le forze dell’ordine a pochi metri dal senato, quest’ondata di manifestanti resiste a lungo, riuscendo a rimanere in piazza per lunghissimo tempo reagendo alle cariche della polizia, per infine retrocedere in Piazzale Flaminio, senza però portare avanti un’altrettanto lunga resistenza prima di concludere la mobilitazione. Il bilancio della giornata saranno parecchi compagni fermati, diversi agenti feriti e danni per un ammontare di 20 milioni. Perché questa è da considerarsi una vittoria a fronte del passaggio della fiducia? Perché dopo quell’evento un’intera piazza composta da generazioni e settori molto, quasi troppo diversi tra loro, ha finalmente deciso di cancellare le differenze tra coloro che la componevano, di farsi sentire e di dare sfogo alla propria rabbia. Una rabbia portata in petto da chi ha passato anni in piazza a protestare sotto la pioggia ed il caldo infernale, da chi si è sentito quotidianamente offeso e deriso da politici pregiudicati, da chi ha trovato come risposta solo l’indifferenza delle istituzioni, da chi ha deciso di resistere e non mollare. Tutti questi aspetti si sono riversati in strada, creando una straordinaria unità ed una ferma decisione a portare la protesta ad un altro stadio, per tornare ad apparire nel mondo e nella mente di chi da troppo tempo ignorava la nostra lotta. E nulla ci importa se con chi portava avanti una vera e dura protesta erano presenti individui intenzionati solo a menare le mani: la loro minuscola presenza è totalmente imparagonabile all’incredibile grandezza del mondo che il 14 dicembre si è formato nella piazze a Roma ed in Italia. Quel giorno abbiamo cancellato le nostre differenze, abbiamo creato la crisi, e abbiamo sfiduciato personalmente il governo. La nostra è stata una vittoria schiacciante, che però non dovrà fermare tutto.
Il governo è passato, ma ciò non significa che avrà da noi la strada spianata per fare quello che vuole. Anzi, gliela faremo pesare ancora di più la carriera in governo comprata e autoritaria, faremo vedere che le motivazioni della nostra protesta non si fermano per l’estremo salvataggio della maggioranza, dimostreremo che la sovranità popolare è tornata in nostro possesso, e ciò porterà inevitabilmente alla fine del ‘‘Popolo dei più 3’’. Un progetto che, come sappiamo, grazie all’impegno ed alla dedizione di tutti, troverà quanto prima la sua realizzazione. Lo sappiamo, e ci crediamo.
LA CRISI CI UNISCE, LA RABBIA PURE … OLTRE IL 14, VERSO I NOSTRI DIRITTI!