Ai fratelli e alle sorelle della Rete Studenti Milano

di Francesco Vivone

L’anno politico appena concluso si è dimostrato per noi molto complesso e particolare e certamente ricco di gioie e soddisfazioni nonostante alcuni periodi di grandissima difficoltà. Dal momento che molte persone hanno cominciato a seguire il percorso della Rete solo a fine anno, con l’occupazione del nuovo ZAM, proverò a raccontare, spero senza dilungarmi troppo, i momenti più significativi che ci hanno portati ad essere quelli che siamo ora.

Dopo due anni di alti e bassi, di gioie e soprattutto dolori, ci siamo trovati il 2 settembre 2012, seduti ad un tavolino in quattro a decidere le sorti della Rete. Onde evitare equivoci ci tengo a sottolineare che noi 4 non rappresentavamo una specie di direttivo, ma semplicemente (e tristemente) tutti i componenti effettivi del gruppo. Fondamentalmente, dopo tante bastonate nei denti, dovevamo decidere se far morire definitivamente la RSM o provare a racimolare le nostre forze e andare avanti. Spinti probabilmente più da un romantico senso di appartenenza che da una reale speranza di poterci rialzare decidemmo di mostrare tutte le nostre forze e mandare avanti due anni di progetti e percorsi.

Ad un anno esatto da quel giorno, guardando in faccia tutti voi posso affermare senza dubbio alcuno che fu la scelta migliore che potevamo fare.

Presto cominciarono a militare e a costruire progettualità i compagni e le compagne del Kollettivo Indipendente Agnesi, da sempre simpatizzanti ma raramente attivi al 100%; questo mi faceva sentire a casa e mi spingeva a dare il massimo per diventare forti assieme. Poco dopo nasce a Corsico il Fronte Democratico Vico, un collettivo forte, ben strutturato ed in continua ascesa, nonostante la scarsa fertilità politica e sociale della maggior parte dei frequentatori della scuola. Cominciarono a partecipare alle assemblee e a produrre linfa vitale per la collettività. Scendemmo per la prima volta in piazza il 5 ottobre, la partecipazione fu abbastanza alta e, nonostante le violente cariche della polizia, riuscimmo a coinvolgere un po’ di persone nuove, in particolare in questo periodo cominciò a interessarsi alla politica militante Edoardino, a cui mi affezionai subito perché in lui rivedevo me qualche anno prima, la voglia di fare, di essere presente, di scoprire e di imparare cose nuove. La settimana successiva al primo corteo decidemmo di scendere nuovamente in piazza e anche questa volta si rivelò un grande successo, dal punto di vista numerico, ma soprattutto politico, riuscendo a procurare, o perlomeno ad accelerare notevolmente, la caduta del governatore della Regione Lombardia Formigoni.

Alle assemblee cominciamo ad essere in tanti, dei quattro iniziali restiamo solo io ed Ale, e il dibattito e l’analisi, frutto dei pensieri di più persone, cominciano ad arricchirsi.

Il 14 novembre viene proclamato uno sciopero europeo contro le misure di Austerity imposte dalla UE, tutte le città italiane si mobiliteranno, a Milano noi siamo i protagonisti indiscussi della giornata, con i BookBlock proviamo a raggiungere la sede del parlamento europeo in corso Magenta, l’impatto con la polizia è violento, indietreggiano di qualche metro, sono costretti a lanciare gas lacrimogeno per disperderci, noi ci ricompattiamo e ci riproviamo, sono nuovamente calci, manganelli, gas, noi resistiamo, qualche petardo, qualche bastone, un fitto lancio di pietre, il necessario per evitare un loro avanzamento e per ripartire in corteo fino a Porta Genova, dove ci saranno nuove cariche.

Indiciamo una conferenza stampa, vi presenzieranno decine di giornalisti e fotografi, dichiariamo i nostri obbiettivi e denunciamo le violenze subite. Ci chiamano da tutta Italia per avere notizie ed informazioni. Ormai il nostro nome è ovunque, e quella rinascita, che in fondo nemmeno noi credevamo possibile era palese, si poteva quasi toccarla con mano.

Il 12 dicembre, anniversario della strage di Piazza Fontana decidiamo che è necessario fare qualcosa per non dimenticare il sangue provocato da mano fascista, e cominciamo dunque a preparare quella che sarà la prima, significativa azione della nuova Rete. Aspettiamo il tardo pomeriggio, fino a quando la piazza si riempie di stampa e persone per la commemorazione ufficiale, senza dare nell’occhio versiamo un potente colorante nell’acqua della fontana, in pochi istanti l’acqua è completamente rossa, sul bordo alcuni fogli recitano “12 dicembre, nessuno è Stato” e “12 dicembre il sangue scorre ancora”. Ancora una volta siamo su tutti i giornali, nessuno può fermare la nostra ascesa.

16 marzo 2013, cade l’anniversario del decennale dall’uccisione di Dax, compagno ucciso da mano fascista e, mesi prima, cominciano i preparativi per la giornata. Noi in particolare come Rete ci dedichiamo ad una campagna informativa nelle scuole, ed è così che andiamo a parlare all’Agnesi, all’Allende, al Vittorini e tante altre. Mentre nelle altre scuole avevamo già contatti e i collettivi e le assemblee si svolsero come già tante volte si erano svolti, mi soffermerò un poco sul caso del liceo Vittorini. Invitati a parlare da due studenti della scuola, Matilde e Giovanni Salvi, io e Nebu, rispettivamente a nome della Rete e dell’Associazione Dax, restammo stupiti ed entusiasti dalla capacità organizzativa di quel collettivo appena nato. Ci riservarono un auditorium, i partecipanti furono un centinaio e l’organizzazione impeccabile, mi chiesero negli ultimi minuti di parlare della Rete e da quel giorno cominciarono a partecipare in modo attivo ed entusiasta alle assemblee.

Diventammo sempre più un coordinamento di collettivi nel vero senso della parola.

Il countdown verso il corteo nazionale comprendeva, oltre alle assemblee di cui sopra, la distribuzione di CD antifascisti fuori dalle scuole, e una serata studentesca che sarebbe stata aperta da Rosa, madre di Dax e compagna. La distribuzione fu effettuata in cinque scuole, e la serata fu un trionfo, con oltre 400 partecipanti e minuti di grande commozione alle parole di Rosa. Dopo mesi arrivò il 16 marzo e come Rete, assieme al C.A.S.C., organizzammo e strutturammo lo spezzone studentesco a cui parteciparono: Agnesi, Vico, Vittorini, Manzoni, Brera, Allende, Cremona, Falcone e Borsellino, Vittorio Veneto e altre ancora. Durante il corteo sanzionammo il Limelight, discoteca colpevole di aver ospitato il Blocco Studentesco e i complimenti per le modalità di azione ci giunsero perfino dai compagni tedeschi dell’Antifaschistische Aktion.

Nonostante il periodo dell’anno non fosse quello solitamente favorevole ai movimenti studenteschi, e ciò si dimostrò nella rituale fase di indebolimento delle realtà, l’ascesa della Rete sembrava ormai inarrestabile e ZAM diventava sempre più punto di riferimento ed incontro per giovani studenti. Proprio in questi giorni arriva la notizia che ogni occupante più teme, dopo due anni di lotte, di investimenti e di amore, ZAM viene messo sotto sgombero. Dopo un iniziale momento di sconforto e confusione capiamo due cose fondamentali. La prima è che le nostre idee e i nostri progetti non sono e non devono essere imprigionati da delle mura, la seconda è che da quel maledetto sgombero, che sarebbe arrivato a breve, avremmo dovuto trarre forze ed energie e non indebolirci.

Sulla base di questi due principi basammo tutta la campagna “STAY ZAM” e come prima iniziativa indicemmo, per sabato 6 aprile, un assemblea cittadina studentesca. Le aspettative per la partecipazione erano alte, ma nessuno si sarebbe mai aspettato di contare 97 persone sedute in cerchio nel cortile di Via Olgiati 12

il mio stupore e la mia gioia furono indescrivibili e aprire quell’assemblea fu quasi emozionante.

La decisione più importante di quella meravigliosa assemblea fu di partecipare al corteo del 25 aprile con uno spezzone incentrato sulla campagna antisgombero. Proprio quella giornata credo abbia segnato indiscutibilmente la nostra affermazione politica a livello cittadino, essendo riusciti a mobilitare un migliaio di giovani studenti e soprattutto di creare un’atmosfera di coesione e fratellanza. Ognuno di noi, dal compagno appena arrivato al compagno che milita da anni ha costruito un pezzettino di quel corteo e ciò credo che sia stato riconoscibile nell’entusiasmo collettivo per la riuscita di quel corteo. Tra le tante immagini che ho impresse nella memoria quella che dal mio punto di vista meglio rappresenta quella giornata è la foto di me, Saretta, Edo e Tommi sorridenti che cantiamo dal camion; una sola parola è necessaria per descriverla: amore, grande amore.

I complimenti arrivano da tutta la città, dai compagni partigiani a coloro che si mobilitarono negli anni 70, ZAM, intanto, diventa ogni giorno che passa sempre di più la nostra casa, la nostra famiglia, riprendendo le parole di Camilla. Continua la campagna antisgombero con azioni, appelli, raccolte firme, ma nonostante il grande sforzo per difendere lo spazio dove siamo nati e cresciuti non ci dimentichiamo le battaglie per la scuola pubblica e il 17 maggio in concomitanza con la distribuzione dei test INVALSI occupiamo la sede dell’ex provveditorato, riuscendo così ad accendere i riflettori sullo scandalo dei test.

Lo sgombero è ormai vicinissimo, sappiamo che arriverà a giorni, lanciamo un’ultima serata, che vedrà ZAM riempirsi come non mai, cominciano i preparativi per contrastare la polizia nella nefasta mattinata.

La difesa sarà strutturata in due zone, una di difesa passiva e una di resistenza attiva, proprio nello spazio davanti ai cancelli. A noi tocca la prima zona, ricordo la lunghissima notte prima dello sgombero, il puntello, tante facce determinate, molti compagni e compagne nuovi: Elisa, Silvia, Elena, Camilla, intenzionati a difendere quello spazio che già sentivano loro, le simulazioni in quella che era stata la gloriosa palestra, i dettagli definiti nei minimi particolari, la lunga ed estenuante attesa, alcuni si addormentano perfino, la sistemazione in strada, altre ore di ancor più estenuante attesa, l’avvistamento in lontananza di decine di puntini blu, che prendevano sempre più le sembianze di blindati, sbirri, digos e carabinieri, una ruspa incendiata, un ragazzo che legge un libro a pochi centimetri dalla faccia di un carabiniere, questo che, probabilmente intimorito dalla cultura, si nasconde dietro allo scudo, col manganello pronto a colpire.

Il libro era una copia del “Capitale”, lo stolto sbirro non sa che “vale più una trincea fatta di idee che una fatta di armi”, come soleva ricordare l’eroe cubano Josè Martì.

Ed è così che nonostante siamo costretti a vedere Via Olgiati invasa da ripugnanti soldatini e nonostante quell’armata di idioti ci riempirà di botte sotto Palazzo Marino, per molti di noi saranno tra l’altro le prime manganellate, pochissimi giorni dopo ZAM avrà una nuova ubicazione e tutti noi una nuova casa. Vedendo la grande famiglia legarsi sempre più mi soffermerò sul racconto della serata di fine anno, l’8 giugno, che vedrà altre 500 persone, un astro nascente del cantautorato italiano, Federico, esibirsi e molte persone che, entusiaste della serata cominceranno a vivere quotidianamente con noi; penso ad Edo e alla Martina, ma l’elenco sarebbe davvero lungo.

Vi starete magari chiedendo le motivazioni di questo mio discorso, ebbene esse sono molteplici, ma cercherò di essere più chiaro possibile. Innanzitutto credo sia importante conoscere la storia, perlomeno quella recente, della realtà che sin dovrà far crescere e guidare, un po’ come i giovani ribelli cubani che, si preparavano alla ribellione dal Messico e a guidare un’intera nazione, studiando la storia di Cuba.

Con ciò il mio auspicio è che ciascuno faccia propria la causa della Rete, la senta davvero propria, se ne innamori come me ne innamorai io e si impegni a condurla sempre più in alto, con impegno, dedizione e determinazione. In secondo luogo vorrei che tutti voi capiste che la Rete non è, e non deve essere, mossa da leaderismi, capi e capetti, dirigenti e millantatori di particolari capacità. Tutto ciò porterebbe inevitabilmente a scontri interni, faide, malumori e un clima teso. Come la breve narrazione appena fatta dimostra, le intenzioni vengono realizzate con successo e gli obbiettivi messi in pratica solo quando il lavoro, le riflessioni e l’analisi vengono svolti da tutti gli appartenenti alla collettività. Il mio monito è dunque di non aspettare mai che qualcuno faccia o proponga per voi, ma agite quando credete sia giusto agire, prendete in mano la situazione quando credete sia il momento per farlo, siate in grado di sollevare tutti senza mai, per nessun motivo, credervi superiori e siate capaci di cambiare idee ed opinioni. È giusto poi che capiate che il clima che aleggia in una collettività è quello di amicizia e fratellanza, per lavorare bene si deve stare bene. Non pensate alla Rete come un noioso ricettacolo di militanti, ma come un alveo riempito e sommerso dalle vostre personalità, dalle vostre idee, dai vostri progetti. Ricordate che è sempre meglio perdere qualcosa a livello politico piuttosto che a livello personale di qualunque compagno o compagna.

Mentre nel primo caso la sconfitta sarà solo un modo per ricompattarsi e riprovarci, nel secondo caso il male sarà indelebile per la persona e per la collettività, si deve sempre andare avanti assieme, senza mai lasciare indietro nessuno. Lo stare assieme, il conoscersi e il parlarsi non devono essere il mero strumento e il fare politica lo sterile fine, essi devono rappresentare intrinsecamente uno scopo ed il sano meccanismo deve essere quello di fare politica stando assieme e non quello di stare assieme solo per fare politica. Infine vi sto leggendo questo discorso perché, dopo ormai tre anni e mezzo di militanza nella Rete Studenti Milano, per ragioni d’età quest’anno mi dedicherò, assieme ad altri compagni, alla creazione di un collettivo universitario, che richiederà tempo ed impegno, che inevitabilmente dovrò ritagliare dai tanti progetti che ho, tra cui la Rete. Con ciò non significa che lascerò la Rete, ma solo che potrò dedicarle molto meno tempo ed energie.

Ritengo che tutto ciò sia giusto e doveroso, sono sicuro che tutto ciò che io ed altri compagni, che come me si dedicheranno all’università, abbiamo fatto per la Rete non sarà che un trampolino di lancio per tutto ciò che farete voi.

Un solo consiglio, riproponendo ancora una volta un concetto di Martì, “fate in ogni momento ciò che in ogni momento è necessario fare”. Ovviamente è vero che dedicherò sempre meno tempo alla progettualità politica della Rete, altrettanto vero, e per me ovvio e scontato, è che non lascerò mai, per nulla al mondo, il rapporto che ho con ognuno di voi, perché voi siete la mia famiglia, insieme siamo cresciuti e cresceremo, e mai potrò stare senza di voi, come cantava qualcuno “Voi siete sangue del mio sangue, carne della mia carne, pelle della mia pelle, i miei fratelli e le mie sorelle.”

Per concludere, e questa volta davvero, vorrei leggervi un brevissimo discorso di un grande uomo che, sin da giovane, aveva, come noi, nella testa e nel cuore, sogni e progetti. Fu ridicolizzato e sbeffeggiato per queste sue idee utopistiche, fu perseguitato, arrestato, condannato, picchiato, ma le idee sono più forti di ogni macigno e la tenacia di questo rivoluzionario, Fidel Castro, ha portato lui e i suoi companeros a vincere una rivoluzione e trasformare una feroce dittatura fascista in uno stato socialista.

A me queste parole hanno sempre fatto riflettere, dovrebbero, per me, essere il faro indicatore di ogni compagno e di ogni compagna e spero possano suscitare in voi le emozioni che hanno sempre suscitato in me.

Revoluciòn

Es sentido del momento histórico;
es cambiar todo lo que debe ser cambiado;
es igualdad y libertad plenas;
es ser tratado y tratar a los demás como seres humanos;
es emanciparnos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos;
es desafiar poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional;
es defender valores en los que se cree al precio de cualquier sacrificio;
es modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo;
es luchar con audacia, inteligencia y realismo;
es no mentir jamás ni violar principios éticos;
es convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.
Revolución es unidad, es independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y para el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.

Rivoluzione

È la comprensione del momento storico;
è cambiare tutto ciò che va cambiato;
è uguaglianza e libertà piena;
è essere trattato e trattare gli altri come esseri umani;
è emanciparci grazie a noi stessi
e con i nostri propri sforzi;
è sfidare poderose forze dominanti
dentro e fuori dall’ambito sociale e nazionale;
è difendere i valori in cui si crede
al prezzo di qualsiasi sacrificio;
è modestia disinteresse altruismo
solidarietà e eroismo;

è lottare con audacia, intelligenza e realismo;
è non mentire mai né violare principi etici;
è convinzione profonda che non esiste forza al mondo capace di schiacciare la forza della verità e delle idee.
rivoluzione è unità, è indipendenza,è lottare per i nostri sogni di giustizia per Cuba e per il mondo,
che è la base del nostro patriottismo
del nostro socialismo, del nostro internazionalismo