LICEO SERALE GANDHI: non andiamo a casa!!!

gandhi

Siamo tutti studenti lavoratori del Civico Liceo Serale paritario"GANDHI" composto da 4 sezioni (liceo classico, linguistico,sociopsicopedagogico, scientifico) per un totale di 20 classi di cui,all’avvio dell’anno scolastico, ne rimarrebbero soltanto 2.
Un autentico smantellamento da parte del Comune di Milano che, mentreinveste nell’EXPO 2015, chiude un’istituzione importante che da oltre50 anni (con un costo contenuto di 258 euro annui) garantisce ildiritto all’istruzione a tutti gli studenti lavoratori, a quei ragazziche non si sono inseriti nelle scuole diurne e a studenti che svolgonoattività agonistiche.
Una decisione ancora piu’ sconvolgente, se si pensa che questo e’ l’unico liceo pubblico serale di tutta Italia.
Non esistono alternative ne’ a milano ne’ altrove.
Questa decisione e’ stata presa, dall’assessore Moioli e quindi dalcomune di Milano, all’insaputa di tutti, sia studenti che professori,in pieno agosto; cio’ e stato fatto per evitare scandali di qualsiasigenere o portata, sfortunatamente per l’assessore le cose non sonoandate proprio sencondo i suoi piani.
Siamo studenti, professori, personale scolastico, genitori, amici eparenti che ci stiamo ritrovando da ormai una settimana in ASSEMBLEAPERMANENTE siamo arrabbiati, siamo determinati a ribellarci a questaingiustizia.
NOI ci ribelliamo a questi tagli, alle logiche di vendita, NOI NONVOGLIAMO che il diritto universale e sacrosanto allo studio sitrasformi in una questione di mercato; e cosa ancora piu’ importanteNOI NON VOGLIAMO credere che in un paese democratico come il nostropossano succedere cose di questo genere.
Pertanto noi studenti non intendiamo abbandonare l’edificio scolasticofino a quando non giungeremo al nostro obbiettivo, FAR RIAPRIRE TUTTELE CLASSI DELLE SCUOLE CIVICHE SERALI, e quindi consentire il dirittoall’istruzione a tutti coloro che non ne hanno la possibilita’altrimenti.
E’ da ormai 2 giorni che stiamo presidiando in maniera permanentel’esterno e l’interno dell’edificio, dormendo sui gradini esterni dellascuola la notte e svolgendo assemblea ( permanente) per laprogettazione di attivita all’interno e all’esterno della scuola.
In questa prima settimana di lotta comunitaria parteciperemo o indiremonoi stessi manifestazioni e/o presidi, invitiamo tutte le personeinteressate a contattarci scrivendoci a studenti.civiciliceiserali@gmail.com oppure a entrare direttamente a contatto con noi presentandovi in p.za xxvi aprile n.8, sede della nostra scuola.
gli studenti del gandhi

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Una risposta a LICEO SERALE GANDHI: non andiamo a casa!!!

  1. Giovangualberto Ceri scrive:

    Anche Don Lorenzo Milani aveva i suoi limiti. Pensava che quando la classe operaia e contadina fosse andata al potere il problema delle tangenti e della corruzione legata agli appalti della P.A. si sarebbe in gran parte risolto da sé. Il più importante problema era dunque, per lui, dare un’istruzione ai proletari. Ma forse era arrivato a questa conclusione anche per ragioni affettive verso i suoi ragazzi. Il Milani era una chioccia che avrebbe dato la vita per i suoi pulcini.
    Sulle tangenti e la corruzione, dopo che io in più occasioni mi ero sfogato con lui a Barbiana, mi fece fare anche un intervento, in cattedra, davanti ai suoi ragazzi sull’appalto delle Imposte di Consumo, o Dazio, a Firenze. Io, seguendo la delibera consiliare dell’Amministrazione di Giorgio La Pira del 5 ottobre 1964, n. 5555/710/C, avevo intrapreso una dura lotta per togliere gli appalti e andare in gestione diretta del servizio di accertamento e riscossione. Mi dava una mano il mio amico mons. Enrico Bartoletti. Allora a Firenze le Imposte di Consumo (attuale I.V.A. sulla cessione di beni) erano in appalto alla Società Trezza, S.p.A. con sede a Verona. La Trezza aveva però in appalto tali imposte anche al Comune di Palermo: nella Palermo dei cugini Salvo e di Vito Ciancimino. Capirete che musica!!! Don Milani condivideva in teoria il principio che io difendevo ma se ne stava alla larga. Se oggi abbiamo l’IVA non appaltabile, invece che l’ICO appaltabile come volevano gli appaltatori (INGIC, SARI, CREMONINI, e a Roma BOURSIER, ecc) in occasione della Riforma Tributaria del 1/1/1973, si deve soprattutto a questa delibera di LA PIRA, all’intervento di mons. Bartoletti e credo anche di Aldo Moro. Tuttavia non giovò alla tranquillità di La Pira, del Bartoletti, di Moro e forse anche di Paolo VI, aver impedito questo illecito arricchimento facendo approvare l’IVA (Si confronti riunione dell’ANCI a Viareggio nella seconda metà del 1972). Di me dico solo che “me ne frego”, anche se è un motto fascista inviso a don Milani. Risparmio a prezzi attuali, per avere l’IVA al posto dell’ICO, stimabile in cinque miliardi di euro anni per possibili tangenti. Per rendersi conto come il mio discorso sia vero e dell’ “Antifona”, del “vento” preoccupante per le istituzioni repubblicane che anche allora tirava partendo dal DAZIO, si veda l’originale del ricorso di La Pira datato 16/01/1965 da me pubblicato su Facebook a: “Foto” di Giovangualberto Ceri. Come minimo, prima del peggio, ti ISOLAVANO: e La Pira, il Bartoletti, Moro e Paolo VI ritengo, come minimo, che siano stati lasciati soli. Il Bartoletti in particolare anche per il suo Convegno dal titolo, “MALI DI ROMA”. Riguardo al problema della corruzione affidarsi ad andare a votare come diceva don Milani sarebbe stato come impugnare un “fucile” interessante, ma scarico. Questo perché si aveva l’impressione che, ai vertici, una parte di tutti i partiti che sedevano in parlamento fosse un po’ coinvolta dalla corruzione. Per questo si arrivò ai movimenti extraparlamentari. A me, che ero dell’Esecutivo Giovanile della D.C. e Consigliere Comunale, Don Milani mi disse con passione, per rimediare!, di VOTARE SOCIALISTA: cosa che feci subito anche poi non rinnovando più, quale necessaria conseguenza, la mia tessera della D.C. (1966). E non la rinnovai nemmeno quando, qualche anno dopo, l’On.le Forlani mandò a casa mia per convincermi due importanti suoi rappresentati.
    Don Milani mostrò inoltre i suoi limiti coscienziali anche quando mandò a mons. Enrico Bartoletti le due lettere datate 10/09/1958 e 1/10/1958 i cui effetti negativi, dopo la loro pubblicazione avvenuta nel 1994 (MASSIMO TOSCHI, “Don Lorenzo Milani e la sua Chiesa”, Polistampa, Firenze, 1994, pp. 158 -166), credo furono evitati proprio in seguito alla mia telefonata, a Sommaia, all’amico don Alessandro Campani ancor vivo. Tale lettera il Milani, per me, se la sarebbe dovuta proprio risparmiare. Cfr. Google, AGENZIA RADICALE su Mons. E. Bartoletti; Cfr. FOTO: ILARIA DEL CARRETTO: http://www.facebook.com/media/set/?set=a.228902670488564.62602.100001064993213&l=48437d71c1&type=1
    F.to Giovangualberto Ceri.

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